I giganti gentili di Fabedougou

Nei primi giorni del nostro arrivo al campo, nella brousse più verdeggiante e maestosa intorno a Banfora, abbiamo incontrato i "giganti gentili" di Fabedougou ovvero i Domes.

Formazioni rocciose che solo un bravo geologo qui saprebbe spiegare scientificamente, i Domes esprimono tutta la grazia e dolcezza che un abbraccio materno e paterno sanno dare.
Un'atmosfera pacata, calma e ferma, solida e possente, gentile e avvolgente accoglie il visitatore, che in quel luogo ritrova se stesso in tutta la sua fragile esistenza. Ai Domes di Fabedougou ci si ritrova. Assertivi, fermi e definiti, stagliandosi verso il cielo e sull'orizzonte senza fine, questi giganti gentili permettono di sentire - senza senso di inferiorità, ma dolcemente - il proprio limite ovvero noi stessi in ciò che siamo. In pratica aiutano a sentirsi "centrati", connessi con sé stessi, focused.

Provando a spiegarmi la loro formazione ho immaginato che lungo quell'area ove sorgono, miliardi di anni fa ribollivano possenti le viscere della terra. E al loro limitare arrivava l'acqua. La spianata infinita difronte a loro farebbe pensare questo. Poi un giorno un improvviso movimento delle acque molto forte e dalle grandissimi dimensioni, come uno tsunami o diversi tsunami insieme, si getta su questo grande bollore e proprio le gigantesche "bolle" di terra e calore, lava e "viscere" a contatto con l'acqua improvvisa si "congelano" in queste concrezioni gigantesche.
Sono a struttura lamellare come visto anche in Islanda, dove la spiegazione era stata più o meno questa. Qui però sono tutte forme tondeggianti, come coni multiformi.

Ai Domes con il gruppo dello stage abbiamo fatto una visita emozionale, in gruppo ma poi ognuno li ha percorsi come voleva. Ti puoi arrampicare, oppure salire trovando i passaggi a gradoni, stenderti, abbracciarli letteralmente. 
La vista dalle loro altezze ridona il fiato, ti fa sentire che puoi volare e raccogliere tutta la bellezza intorno a te e dentro di te.

Ai Domes ci sono tornata per una visita al tramonto breve e poi all'alba (al sorgere del sole, l'alba era già stata) per una meditazione con la mia amica Laura Tassi, insegnante allo stage, ideatrice e promotrice di Teri ya Sira.

Teri ya Sira vuole far incontrare persone prima che le culture e in questo incontro favorire attraverso l'arte della danza e della musica, e la pratica del kundalini yoga, crescita e consapevolezza volte ad attuare una trasformazione positiva e funzionale di sé e di quanto ci circonda.

Molto di questa trasformazione ha a che fare per i promotori di Teri ya Sira con la Natura e la tutela dell'ambiente, con l'agricoltura e lo sviluppo di pratiche che rispettino il territorio, la sua biodiversità e garantiscano un sostegno vero a chi la lavora.

I Domes infondono la pacata forza del cambiamento profondo, fermi e solidi da secoli eppure in costante trasformazione. Tutto infatti, esposto agli agenti atmosferici e all'azione dell'essere umano, cambia. Ma ai Domes questo mutamento avviene senza alterare se stessi. Senza tradire la propria originaria conoscenza di sé.

I Domes, i giganti gentili , resteranno un incontro bellissimo e molto caro di questo viaggio.

Nelle foto al tramonto le compagne di viaggio Paola Pedrini e la piccola Mimi, Stefania Re e le figure in controluce degli amici "locals" Sonky e Ghery.


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